mercoledì 3 dicembre 2008

“Scopri di più in una persona in un'ora di gioco che in un anno di conversazione“ Platone

L’Outdoor Training è una tra le modalità formative più evolute per favorire l’attivazione e la rimessa in moto di tutte le risorse fisiche, emotive, cognitive della persona, oltre che al fatto che stimola la voglia di apprendere.

Favorisce il confronto tra gli individui permettendo una migliore conoscenza di sé e degli altri, coinvolge globalmente la persona che vi partecipa.

Le azioni ideate, inoltre, non devono suscitare nei partecipanti la percezione di rischi eccessivi per loro; si rischia di innescare comportamenti di non disponibilità, oltre al fatto che le persone maggiormente ansiose non riescano ad affrontare le prove. È sempre auspicabile aumentare con gradualità il livello di difficoltà.

Bisogna fare attenzione a non “confondere i mezzi con i fini”, ovvero a non progettare azioni che possono risultare favolose e poi in realtà si discostano dall’obiettivo iniziale; attenzione anche ad evitare che l’azione schiacci il momento della riflessione, dell’elaborazione dell’esperienza, in tal caso l’apprendimento non avverrebbe. È proprio la riflessione il momento centrale dell’esperienza, che permette la vera valorizzazione degli individui, oltre al fatto che, a posteriori, ci offre anche una panoramica valutativa dell’intervento molto importante, che può avvenire grazie al contributo delle persone che hanno vissuto l’intervento formativo.

È una metodologia di per sé molto affascinante che non va improvvisata, ma che se fatta bene permette di ottenere risultati a dir poco soddisfacenti sia per chi la conduce, sia per chi vi partecipa; nello svolgersi delle azioni, affiorano comportamenti della vita quotidiana che si compiono di routine e sui quali non si è abituati a riflettere e che sicuramente non emergerebbero in una formazione d’aula.

Il modello di riferimento, come ci ricoda Rotondi, è quello dell’apprendimento dall’esperienza, che avviene attraverso una fase di compimento dell’azione, detta attiva, e una fase di osservazione, detta passiva, nella quale si subiscono gli effetti dell’azione. L’obiettivo è portare i partecipanti ad apprendere dall’esperienza, agendo in sessioni prolungate realizzate immergendosi nella natura; de-contestualizzare l’apprendimento dalla situazione lavorativa per offrire ai partecipanti la possibilità di mettersi in gioco in quanto “persone”, prima ancora che “appartenenti a un ruolo”.

Questo processo formativo, basato sull’esperienza richiede la fusione di cinque fattori, che devono essere ben calibrati tra loro:

l’avventura: utilizzata come supporto pedagogico, permette agli individui di addentrarsi in un territorio sconosciuto e di abbandonarsi completamente all’azione. L’apprendimento deriva proprio dal contatto con una nuova realtà;

la metafora: lega l’azione svolta in outdoor con il contesto lavorativo e permette l’efficace trasferimento degli apprendimenti nella pratica lavorativa quotidiana degli individui;

il coinvolgimento emotivo: generato dalle situazioni sia sul piano intellettuale, che sul piano relazionale, emotivo, energetico e fisico;

l’osservazione: è un momento privilegiato della metodologia. Si osservano i comportamenti dei compagni, ci si auto-osserva e si riflette sui comportamenti di tutti, sia immediatamente dopo l’esperienza, sia nelle successive fasi con il supporto delle videoregistrazioni;

la concretezza: viene richiesto ai partecipanti di fare affidamento sulle proprie risorse per raggiungere gli obiettivi. Nel momento in cui i compiti smettono di essere dei giochi, il successo o il fallimento di un azione producono conseguenze immediate.

La sperimentazione delle varie attività, indipendentemente dai risultati in termini di performance, mira a creare le condizioni favorevoli per lo sviluppo di capacità di problem solving e il consolidamento della fiducia reciproca orientata al lavoro di squadra, con una particolare sensibilità all’ascolto attivo.

Conoscere se stessi, essere consapevoli delle proprie risorse e dei propri punti deboli, accettare pienamente le emozioni, avere fiducia nelle potenzialità proprie ed altrui, mostrarsi flessibili di fronte al cambiamento, possedere motivazione ed entusiasmo, prontezza nel cogliere le occasioni, empatia ed abilità relazionali: sono queste le basi dell’intelligenza emotiva, che tanta parte ha nella costruzione della nostra vita.

L’outdoor training vuol essere per l’appunto un laboratorio di azione, uno strumento piacevole ed immediato per rafforzare tali capacità, per andare oltre il confine di se stessi, verso gli altri.

“Dimmi e io dimentico

Insegnami ed io ricordo

Fammi partecipe e io imparo”

Benjamin Franklin

Io ho av uto modo di conoscere quest'affascinante metodologia durante la mia esperienza di tirocinio e devo dire che è stato qualcosa di davvero entusiasmante: le dinamiche che si mettono in atto sono davvero uniche ed è difficile che in un aula si raggiungano con la stessa efficacia!

Al prossimo post le notizie più tecniche e strettamente metodologiche!

Maria Chiara

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